Ci siamo. L’esito elettorale non meraviglia e ci sollecita ancora di più alla necessità di ricostruire un pensiero collettivo. Non meraviglia perchè era ed è un esito inevitabile. E non perchè, come si ostinano a pensare molti tra le macerie dalla “sinistra”, la gente è sbagliata.
Mettiamoci per una volta dalla parte del popolo – senza l’assurdo timore di essere tacciati di populismo – e vedremo le cose da una ben diversa prospettiva.
Noi tutti siamo in viaggio verso le nostre aspettative di una vita più giusta. E in questo viaggio seguiamo chi ci indica la strada, che sia per effetto di una ideologia o per il carisma di un visionario.
Il fatto è che il viaggio si è interrotto per mancanza di indicazioni e siamo fermi, da decenni, in una palude in cui pochi galleggiano beati sulle spalle della moltitudine che sprofonda.
E che può fare, che può pensare quella moltitudine?
Uscire dalla palude e, in mancanza di altre strade, riprendere quella vecchia e tornare indietro. No, non è certo loro la colpa.
La colpa è:
- di chi ha lasciato che piccoli negozianti dovessero chiudere a favore dei grandi supermercati che strozzano gli agricoltori e sfruttano il lavoro nero degli immigrati trattati come schiavi;
- di chi non ha dato accesso ai lavori di ricostruzione del terremoto ai tanti piccoli artigiani locali – talentuosi e appassionati – in favore di grandi ditte politicizzate che lavorano a basso costo e male lucrando sui lavoratori;
- di chi si riempie la bocca di parole come sostenibilità e ambiente ma poi determina:
- lo scempio dei nostri fiumi;
- l’orrido mercato dei rifiuti;
- la gestione privatistica e commerciale dell’acqua.
La verità è che il sistema liberista, nella sua forma più degenerativa data dalla globalizzazione dei mercati, sta mostrando la sua incapacità di dare benessere a tutti, scartando la metà dei giovani perché “non servono” nel mercato del lavoro, condannando l’ex ceto medio alla precarietà, arricchendo sempre di più i già ricchi.
Abbiamo bisogno di riconsiderare le cose dalle fondamenta:
- il fine del nostro lavoro e della società civile;
- la differenza tra individuo e cittadino;
- il rapporto uomo-natura;
- il significato di parole come:
- lavoro;
- ambiente;
- democrazia;
- giustizia;
- responsabilità;
- …
Possiamo attingere al passato, certo, ma rileggendolo nell’oggi.
Possiamo riprendere i valori del socialismo, del comunismo e anche della religione e della filosofia, ma riconsiderandoli, aggiornandoli e laddove opportuno integrandoli con nuovi valori che derivano dall’evoluzione e dall’esperienza di questi tumultuosi decenni.
Siamo esseri pensanti, allora facciamolo!
Ed esploriamo, fuori dalla palude, una strada diversa e più appassionante di quella già battuta, da dove proveniamo.
